Piazza Portanova |
Questo itinerario ha inizio da Piazza Portanova, con la visita della piccola chiesa di S.Pietro in Vinculis, dotata di un notevole altare maggiore in marmi policromi (1738 circa). La Porta, sormontata dalla statua di S.Matteo (1756), è l’unica rimasta.
Per vederla bisogna percorrere il vicolo detto dei “caciocavalli” fino a piazza Flavio Gioia, comunemente detta la “Rotonda”.
Sede, nel Medioevo e in età moderna, di una delle fiere più prestigiose dell’Italia meridionale, è stata recentemente restaurata ed è oggi luogo d’incontro.
Nel cuore di via Mercanti sorge Palazzo Pinto, che ospita la Pinacoteca Provinciale. La galleria nasce grazie al recupero, sull’intero territorio salernitano, tra il 1927 e il 1938, di opere databili dal XV al XVIII secolo, cui si sono nel tempo aggiunti altri dipinti tramite acquisti o lasciti. Furono molto spesso veri e propri salvataggi: è emblematica, in tal senso, una lettera relativa al Polittico di Buccino.
Pasticceria Pantaleone |
L’opera è la prima documentata del giovane Andrea Sabatini, pittore salernitano influenzato dal leonardismo che Cesare da Sesto, milanese, aveva diffuso nel meridione.
Ancora da Buccino provengono due tavole, S. Giovanni Evangelista e Santa Monaca, opere dell’ultimo decennio del Cinquecento. Al 1460-70 si data il Trittico del monastero della Piantanova di Salerno, attribuito al “Maestro dell’Incoronazione di Eboli”.
Il secolo XVII è rappresentato da dipinti come “Il sacrificio di
Isacco”, nei modi di Francesco Guarino, e “Salomè con la testa del Battista”, vicino alle opere del Battistello.
Il Settecento si è enormemente arricchito a seguito dell’operazione di restauro che ha consentito il riconoscimento e la datazione di numerose opere. E’ presente anche una ragguardevole sezione ottocentesca. Bisogna poi aggiungere la Collezione Pinto. Superata la Pinacoteca e la storica Pasticceria Pantaleone, antico e tradizionale laboratorio dolciario, s’incrocia sulla sinistra via Duomo, dove è l’ingresso della chiesa di S. Giorgio, uno dei più interessanti esempi di architettura barocca della città.
Chiesa di San Giorgio |
L’aspetto attuale è il risultato dei restauri iniziati nel corso del XVI secolo come attesta il portale d’ingresso datato 1560. La chiesa faceva
parte dell’omonimo convento (IX sec.) i cui locali oggi ospitano le caserme della Guardia di Finanza e dei Carabinieri. L’interno è a croce latina ad unica navata coperta da volta a botte.
Gli affreschi della cupola, del transetto sinistro e dei sottarchi delle cappelle sono del Solimena, firmati e datati intorno al 1675. Nella seconda cappella a destra la “Vergine con Bambino tra Santi” di Andrea Sabatini (1523). Notevole l’altare maggiore. Di fronte, vicolo S. Giorgio conduce in piazza S. Agostino, dove è ubicato l’omonimo palazzo, oggi sede della Provincia, e la chiesa di S. Agostino e SS. Apostoli. Svoltando a sinistra, per vicolo della Giudaica, si arriva presso la chiesa di S. Lucia (fine XV sec.). Nella zona sorgeva, fin dal X secolo, il quartiere della comunità ebraica.
Palazzo D’Avossa |
Risalendo per i vicoli Santa Lucia e della Neve, dove sorge la più caratteristica pizzeria cittadina (Al Vicolo della Neve), si svolta a destra per via Mercanti e poi di nuovo a sinistra per via delle Botteghelle, dove è ubicato Palazzo D’Avossa, con lo stemma della famiglia ancora visibile.
Alla fine della lunga via, a destra troviamo piazza Alfano I con Palazzo Giannattasio prospiciente il Duomo. Dopo essere risaliti in piazza Abate Conforti, imbocchiamo via Trotula De Ruggiero: sulla destra, il Convitto Nazionale, ex convento di Santa Maria Maddalena.
A sinistra l’omonima salita porterà ai gradoni di Montevergine, a ridosso delle antiche mura. Una cupoletta segna l’ingresso del Monastero di Santa Maria de Monalibus (XI sec.), dal 1716 Conservatorio di Montevergine. La chiesa annessa è ad unica navata coronata da volta a botte affrescata. Usciti su via De Renzi si può continuare, per via Santa Maria della Consolazione, fino alla chiesa di San Filippo, attigua all’ex carcere femminile e all’ex convento di Santa Maria della Consolazione. Sempre in via Trotula de Ruggiero, ad attendere studiosi, appassionati e semplici visitatori nello storico Palazzo Galdieri c’è il Museo Roberto Papi, che ospita un’esposizione permanente di alcune migliaia di strumenti ed attrezzi medico-chirurgici databili dal XVII al XX secolo. Ridiscesi i gradoni di Montevergine, sulla destra s’imbocca il tortuoso vicolo Sant’Antonio, quindi via San Massimo.
Al n.28 Palazzo San Massimo, sorto nel corso del ‘700 nell’area della residenza di Guaiferio. Poco oltre, gli ex conventi di San Francesco e San Pietro a Maiella, ex carcere maschile. Sbucati, alla fine di via San Massimo, presso l’entrata dell’ex convento di S. Sofia, si svolta a destra per via De Ruggiero.
Al civico 27 Palazzo Capeta, costruito nella prima metà del ‘700 sull’area dell’antico cimitero del convento di S. Maria delle Grazie e S. Bartolomeo visibile in Largo Luciani sulla sinistra. Salendo, Largo Scuola Medica Salernitana con Palazzo Martuscelli, per alcuni sede della Scuola.
Palazzo Ruggi |
Ridiscesi fino a Largo Montone (da Largo Luciani a de stra) si prendono i gradini della Vecchia Intendenza. Superata la Chiesa di S. Maria de Alimundo (X sec.) il cui campanile è stato indicato da alcuni come luogo di sepoltura di Masuccio Salernitano, si giunge a via Tasso.
Subito a sinistra Palazzo Ruggi, dimora di una nobile famiglia di origine normanna, detta “d’Aragona” dal XVIII secolo per volere del re Federico; di impianto forse cinquecentesco, la veste attuale ricorda i palazzi napoletani del ‘700. A destra Palazzo Conforti, costruito nel XVI secolo e sede dell’Intendenza di Finanza nel regno Borbonico.
Continuando, per via Porta di Ronca, il giardino della Minerva, angolo di paradiso appartenuto fin dal XII secolo alla famiglia di Matteo Silvatico, medico insigne della Schola Medica, profondo conoscitore di piante per la produzione di
medicamenti. E’un orto terrazzato che si sviluppa lungo l’asse che dalla Villa Comunale va verso il Castello di Arechi. Il Giardino, oggi visitabile in tutto il suo splendore, fu il primo Orto botanico d’Europa per la coltivazione dei vegetali a scopo terapeutico. Ritornati su via Tasso, al n. 61 l’ascensore condurrà in piazza d’Aiello nel cuore del quartiere Fornelle,
Palazzo Genovese |
la cui attuale morfologia è il risultato di una profonda trasformazione dell’impianto medioevale.
La sua storia è legata alla deportazione degli amalfitani a Salerno operata dal principe Sicario. Secondo il Chronicon Salernitano, nell’839 nella zona furono ospitate le spoglie di Santa Trofimena.
A questo evento pare collegata la fondazione della chiesa intitolata alla Santa. In seguito ai rimaneggiamenti d’età moderna, l’abside centrale fu trasformata in ingresso.
Attraverso vicolo Santa Trofimena, si arriva a via Portacatena. A destra, gli edifici dell’ex ospedale di S.Giovanni di Dio (XII sec.), oggi scuola media Lanzalone, e quelli della rispettiva chiesa ristrutturata in epoca barocca. Di fronte, la facciata della chiesa della SS. Annunziata coronata dall’Annunciazione di Federico Pagano (1744). Attestata per la prima volta in un documento del 1404, la chiesa vanta il più bel campanile barocco - meglio visibile da via Quagliariello - opera del Sanfelice, protagonista del rinnovamento architettonico nella prima metà del ‘700.
All’interno, ad una navata, notevole l’altare maggiore (1727). A sinistra del vicolo, invece, superato Palazzo Pedace e Largo Portacatena, si arriva a Largo Sedile del Campo, dominato dall’imponente Palazzo Genovese. Abitato fin dal 1621 dalla famiglia Pinto, fu ricostruito da Matteo Genovese; l’architetto Gioffredo diresse i lavori dal 1744 al 1749. Molto bello anche Palazzo Bottiglieri, con mascherone in chiave di volta. Dietro la fontana (via Porta Rateprandi) la chiesetta di S. Andrea De Lavinia rifatta nel XVIII secolo.
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