Il Castello di Campolattaro si trova alle pendici del Monte Toppa Guardiola, al centro della piazza intorno alla quale sorge il borgo medievale caratterizzato nella parte alta da stradine ripide. L’edificio fortificato si sviluppa su una pianta rettangolare di 350 mq attorno ad un cortile centrale e offre verso valle, a meridione, la facciata delle Torrette, mentre verso il paese, a settentrione, la facciata a scarpate chiamate “barbacani” – ossia strutture di rinforzo delle antiche fortificazioni.
Le prime notizie storiche riguardanti il castello risalgono al X secolo, in concomitanza con la formazione del primo nucleo abitativo di Campolattaro e con il periodo che vide i borghi medievali dotarsi di fortificazioni difensive. Intorno all’anno Mille vi era solo una torre costruita a scopo difensivo dai Normanni, i quali dominarono Campolattaro dal 1043 al 1139, anche se molto probabilmente il borgo era già abitato in tempi più remoti. Nel 1138 re Ruggero ordinò che il borgo venisse incendiato per punire la popolazione che si era a lui ribellata. Nel XIII secolo si cominciò a costruire la vera e propria architettura del castello, modificando la preesistente torre normanna a base
quadrata ed edificando una solida struttura difensiva fortificata da torri, bastioni e barbacani, struttura perfezionata poi da Angioini ed Aragonesi con l’aggiunta di ulteriori torri a base circolare e cortine ricche di merlature. L’edificio subì in seguito nuovi interventi per la sua graduale trasformazione in luogo di residenza.
Nel 1350 il borgo fortificato, chiamato Castrum Campilactari – come ricorda una Bolla di Papa Clemente VI – entrò a far parte del Contado di Benevento. Nel XVI secolo venne edificata la Cappella palatina, come testimonia una lapide murata all’ingresso, che fu riconsacrata a San Martino nel 1717 dall’Arcivescovo di Benevento, Cardinale Vincenzo Maria Orsini, eletto poi Papa col nome di Benedetto XIII. Nel 1589 il castello diventò feudo della famiglia di Capua e nel 1612 il marchese e signore del feudo Fabrizio III lo diede a Giovan Battista di Capua II come dono di nozze insieme alle Terre di Morcone e al feudo di Ordichella. Nel 1659 Domenico Marra di Capua decise di vendere il Marchesato per 8.000 ducati a Michele Blanch, la cui famiglia ne rimase proprietaria fino al 1813, anno in cui Giovanni de Agostini da Circello comprò il castello da Gennaro Blanch. Nel 1861 la rocca venne incendiata e saccheggiata dai briganti. Il castello ad oggi è di proprietà delle famiglie De Agostini e Ciannella.
Si può supporre che il castello abbia annoverato fra i suoi ospiti anche esponenti dell’Ordine monasticocavalleresco dei Templari, come sembra suggerire l’esistenza di graffiti raffiguranti le croci tipiche dell’Ordine e il simbolo della Triplice Cinta (o del Triplice Quadrato), che consiste in tre quadrati concentrici tagliati sui lati da quattro segmenti. Queste ultime incisioni, che si trovano spesso anche nelle chiese medievali fino al XIII-XIV secolo, furono praticate sui gradini dell’ingresso di un ambiente ad oggi adibito ad appartamento; generalmente contrassegnavano luoghi di particolare sacralità per questi cavalieri, come attesta la loro presenza in molti degli edifici che ospitavano i Templari durante i loro viaggi verso Gerusalemme, in Terra Santa.
Il Castello
L’edificio è interamente visitabile. La struttura si presenta con le originarie fortificazioni: mura perimetrali rinforzate da barbacani; una torre normanna a pianta quadrata alta venti metri attigua al cortile centrale; una torre di avvistamento; una torre cilindrica da difesa; una torre campanaria con “bertesche”, ossia opere difensive in muratura o legname, sporgenti rispetto alle mura o poste fra le merlature allo scopo di permettere al difensore di restare coperto durante le battaglie pur continuando a offendere. L’interno si articola in circa sei appartamenti, per un totale di quaranta stanze. Si entra nel castello varcando il fossato e l’ingresso con arco in pietra, ritrovandosi così nella piazzetta d’epoca. Sulla corte interna si apre la cinquecentesca cappella palatina intitolata a San Martino. Annessi alla cappella vi sono un coretto in legno con un organo a canne, una torre campanaria a pianta quadrata con scala a chiocciola in legno, un passaggio con postazione di difesa “a feritoia” e una sacrestia. All’interno trovano posto alcune statue raffiguranti la Vergine Addolorata, la protettrice del castello Santa Filomena, San Francesco, San Martino, San Stanislao. Durante la visita è possibile accedere al Trapeto, ossia al frantoio, risalente al XVII secolo. Si tratta di un locale con volte a vela, con frantoio oleario, macina e torchio in pietra. Accanto si può entrare nella vecchia mangiatoia della stalla e nell’antico grande Cellaio, la dispensa alimentare del castello.
Sono anche visitabili le nicchie delle antiche prigioni.
Al primo piano si può vedere l’originale parete in pietra del Mastio, la torre quadrata principale, riferibile all’anno Mille, ed è possibile ammirare oggetti appartenenti alla famiglia proprietaria nel Laboratorio artigianale–artistico per la lavorazione dei metalli e del cuoio. Passando per la loggetta ad arco in pietra che si affaccia sul cortile interno, si accede all’ex Piazza d’Armi, alla Sala di ricevimento e al balcone storico. Nelle altre Sale sono custoditi i Disegni Accademici e gli Acquarelli degli antenati; i lavori in cuoio; la Gipsoteca – collezione di modelli di statue o parti architettoniche – di famiglia; le tavole catastali del XVIII secolo dei possedimenti del castello; armi e cinture di castità; ricami e lavorazioni al tombolo. Inoltre è possibile visitare la torre normanna e ispezionare il “trabocchetto”, cioè un dispositivo a forma di botola che poteva essere aperto a comando facendo precipitare chi vi sostava sopra, e la cisterna pluviale. È consigliato salire alla colombaia della torretta di avvistamento, dove quattro aperture poste ai quattro punti cardinali permettono di godere del suggestivo panorama che abbraccia le colline circostanti e i paesi limitrofi.
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