Valle Metelliana |
“Ci siamo riposati a Cava, un grazioso paesino tutto portici, con delle splendide chiese, sovrastato da montagne di calcare. L’insieme è davvero sublime, il luogo tra i più romantici veduti in Italia”. Così scriveva John Ruskin a metà degli anni Quaranta dello scorso secolo. Ed in effetti il fascino che Cava è in grado di esercitare sul visitatore di passaggio è notevole.
Il primo impatto con la città medievale è di grande suggestione: una “fuga” di portici, un civettuolo corso lastricato, slarghi deliziosi su cui affacciano antiche chiese, botteghe trasformate in negozi di lusso senza stravolgere l’impianto architettonico originario dei palazzi, graziosi ristorantini, bar. Sembra di essere nel cuore di un centro storico toscano o umbro: siamo, invece, nella nobilissima Città de la Cava. Centonovantacinque metri di altitudine, 4 chilometri dal mare del golfo di Salerno, in una conca verde racchiusa a occidente dai monti Lattari (suggestiva via di collegamento con la Costiera Amalfitana) e ad oriente dalle propaggini dei monti Picentini, Cava de’ Tirreni è immersa in una fitta vegetazione mediterranea. La città è collegata direttamente all’autostrada A3 e dista poco anche dalla Caserta-Salerno. Attraversano Cava la Strada Statale 18 e la linea ferroviaria tirrenica, mentre è possibile raggiungere Salerno, Napoli e i centri vicini con bus di linea.
Badia della Santissima Trinità |
Cava vive, nella storia, dentro i villaggi (casali) alle pendici delle colline da cui i mercanti scesero per dar vita al nuovo centro, e nelle splendide testimonianze di tutte le epoche storiche. La Badia, prima di tutte, poi conventi e chiese incastonati nel verde delle colline, dedicati alla Madonna per lo più. Se non è sicuramente riconoscibile in Cava de’ Tirreni l’etrusca Marcina, molte testimonianze parlano della presenza romana sul territorio: ville, cisterne, acquedotti, come quelli della gens Metilia, proprietari di una ricca dimora a San Cesareo, nel cuore di quella che venne poi chiamata la Valle Metelliana.
A spostare il fulcro della vita cittadina nell’attuale nucleo abitato furono i commercianti più intraprendenti che nel XIV secolo, al di sopra delle botteghe iscritte in brevi porticati retti da pilastri, cominciarono a metter su casa. Su entrambi i lati della strada che collegava Napoli con la Calabria si sviluppò allora il borgo di Cava, oggi Borgo Scacciaventi, un museo straordinario formato da due cortine di fabbricati che si fronteggiano per un tratto lunghissimo. Non è questo il centro più antico di Cava, ma è il cuore e l’anima stessa della città che, proprio da quei portici rinascimentali, ha ricavato
l’impulso decisivo per la crescita inarrestabile di un’economia che nel commercio ha riversato anche l’aspirazione negata al turismo. E, quando cala il buio, sotto i portici illuminati dalle lampade alimentate a gas, tra le note dei sax e i silenzi accattivanti, i tintinnii di bicchieri e le conversazioni sussurrate, le piccole porte dei night si aprono ad accogliere i frequentatori delle intriganti notti cavesi.
Avvocatella |
Ma il nostro itinerario alla scoperta della città di Cava parte da un luogo mistico e appartato, dove devozione popolare, arte e cultura s’incontrano, si sovrappongono, si mescolano.
Stiamo parlando della Badia della Santissima Trinità, che sorge alle pendici del monte Finestra, sotto la cava arsicia (asciutta), e di cui nel 2011 ricorre il millenario della fondazione. Così maestosa e bella la volle infatti nel 1011, il monaco eremita Alferio Pappacarbone, anche se poi fu consacrata solo nel 1092 da Papa Urbano II. L’attuale facciata risale alla seconda metà del ‘700. La cupola, il coro e la traversa furono affrescati nel XIX secolo da Vincenzo Morani. Rivestono interesse artistico l’ambone con mosaico del XII secolo; due bassorilievi rinascimentali raffiguranti san Matteo e santa Felicita; l’altare seicentesco in marmi policromi della Cappella del Sacramento; la grotta di Sant’Alferio con l’urna che ne custodisce le reliquie, e resti di affreschi parietali del XIV secolo; la sagrestia, cui si accede da un portale rinascimentale, arredata con stigli del ‘700; il chiostro romanico (XIII secolo), ornato da sarcofaghi di epoca romana; la vasta sala adibita a museo; la biblioteca, che custodisce più di 50.000 volumi, con numerosissimi incunaboli ed importantissime edizioni cinquecentine; l’archivio, che contiene preziosi codici e manoscritti, più di 15.000 pergamene e una considerevole quantità di documenti.
Santuario francescano di San Francesco e Sant’Antonio |
L’Abbazia della SS. Trinità costituisce uno dei maggiori beni monumentali di interesse storico e culturale presenti all’interno del territorio regionale. Per questo, Cava de’ Tirreni si appresta a vivere uno straordinario 2011. Il programma di promozione e di sviluppo territoriale predisposto, per quanto concerne la qualità della cultura e del turismo, si propone di rilanciare alcuni siti di notevole valore storico, artistico, culturale e paesaggistico attraverso la valorizzazione, sia delle tradizioni culturali e folkloristiche che degli eventi culturali e spettacolari, in modo da convogliare a Cava de’ Tirreni significativi e diversificati flussi turistici.
La rilevanza delle celebrazioni per il Millennio è stata evidenziata anche dalla promulgazione di un’apposita legge, nella quale viene rimarcato come questo grande evento costituisca una straordinaria occasione di valorizzazione e di rilancio di un tesoro architettonico e di una tradizione culturale che risultano preziosi nell’ambito dell’intera civiltà europea.
Parco naturale Diecimare |
Torniamo al Borgo Scacciaventi, introdotto dalla bella piazza San Francesco, dominata dall’imponente complesso del Santuario francescano di San Francesco e Sant’Antonio, di recente riaperti al culto dopo una lunghissima chiusura. La chiesa, consacrata nel 1544, un tempo dedicata a Santa Maria di Gesù e oggi a San Francesco d'Assisi e Sant’Antonio di Padova, ha subito più volte danni. Si sono salvati la facciata assieme al bel campanile del 1571, che sfiora i 36 metri di altezza, la zona del transetto e la sacrestia, affrescata da un pittore della bottega del Corenzio agli inizi del XVII secolo. Nel transetto si possono ammirare un altare marmoreo del secolo successivo, varie sculture cinquecentesche, un coro ligneo del 1534, di Giovan Marino Vitale. Nella navata si conserva il monumento funebre del 1668 del generale Pietro Carola. Sulla facciata principale, invece, si possono ammirare il portale e i battenti lignei, cinquecenteschi, opera di Giovan Marino Vitale e Marcantonio Ferrari.
Il Borgo è un autentico scrigno di tesori. Dalla Basilica di Santa Maria dell’Olmo a Palazzo Salomone si contano due piazze, 10 chiese e 22 palazzi d’epoca, esempio urbanistico unico in tutto il sud Italia. A separare la parte più antica del Borgo – caratterizzata da residenze storiche quattrocentesche e settecentesche, di architettura barocca, durazzesca e tardocatalana – da quella più moderna, la bella piazza del Duomo, con la Cattedrale realizzata tra il 1517 e il 1571. Altri pregevoli esempi di architettura religiosa si trovano nei villaggi che circondano il centro cittadino: come la chiesa di Santa Maria del Quadriuvale, di impianto cinquecentesco e con il cupolino ricoperto di maiolica, e la chiesa di San Pietro, risalente all’XI secolo, con annesso museo.
Possibilità di salutari escursioni naturalistiche offre il Parco naturale Diecimare.
Possibilità di salutari escursioni naturalistiche offre il Parco naturale Diecimare.
Si trova a Sant’Anna all’Oliveto, località Longo. Il Centro visite è situato all’ingresso del Parco con un piccolo Museo naturalistico e una mostra sui prodotti tipici. Da qui partono quattro sentieri: il
“Sentiero Natura”, facile e ricco di schede didattiche; il “Sentiero del Falco”, lungo il quale è possibile osservare i rapaci; il “Sentiero del Bosco”, completamente all’ombra; il “Sentiero dei Due Golfi” da dove nello stesso tempo si osservano il Golfo di Napoli e quello di Salerno. C’è anche un’area pic-nic. L’altezza massima è 872 metri. L’estensione è di 444 ettari. Poco lontano dal Parco Diecimare, sotto il “casale” di Santa Lucia, resta traccia dell’antico “gioco dei colombi”, caccia ai colombi migratori che risale al periodo longobardo. Sette torri servivano per l’avvistamento e per il lancio di sassi imbiancati che facevano cadere gli uccelli nelle enormi reti tese sui valichi. Si parte dalla chiesa dell’Annunziata e si prosegue attraverso l’antico casale. Lungo la strada si trovano la Cappella di Casa ‘e Rose e la pineta “La Serra”, la chiesetta di Santa Maria a Toro, e poi Borrello, Campitello e Arco, che erano i valichi più frequentati per la caccia. Si discende poi da Arco verso San Pietro (Chiesa e Museo Parrocchiale). Si può invece tornare, sempre da Arco, all’Annunziata attraverso stradine caratteristiche.
Per chi si trova a Cava nel primo week end di luglio, la Disfida dei Trombonieri per la conquista della Pergamena Bianca è la spettacolare rievocazione della battaglia con la quale i cavesi salvarono Ferrante I, re di Napoli e d’Aragona, nel 1460. Oltre mille figuranti in costume cinquecentesco, otto squadre di trombonieri e pistonieri, sbandieratori, cavalieri, dame e cortigiani sfilano per le vie di Cava prima della Disfida.
Sette giorni dopo la ricorrenza del Corpus Domini, invece, con la Sagra di Monte Castello si ricorda il miracolo della liberazione dalla peste, avvenuto nel 1656 grazie a una benedizione di tutta la città impartita dalla sommità del Castello di Monte Adiutore.
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