sabato 24 gennaio 2015

LA CITTA' PERDUTA DI NINFA

Raggiungere le rovine di Ninfa è abbastanza semplice soprattutto se si tende sempre lo sguardo verso la grande rupe di Norma, visibile da quasi tutto l’Agro Pontino. Ninfa giace proprio sotto la rupe così, sia chi proviene da nord che da sud, avrà sempre un ottimo punto di riferimento. Le strade “migliare” che attraversano l’Agro sono così numerose che è quasi impossibile fornire un percorso univoco. Bisogna solo tener presente che Ninfa ricade nel territorio comunale di Cisterna di Latina ma si trova vicino Sermoneta e la stessa Norma. Quindi, da Latina, Cisterna o Terracina si percorre la S.S. Appia e si imbocca una delle tante strade migliare che si dirigono verso la montagna. Numerose indicazioni stradali permettono di raggiungere il comodo parcheggio situato a fianco dell’ingresso ai giardini e alle rovine di Ninfa.
“Ecco Ninfa, ecco le favolose rovine di una città che con le sue mura, torri, chiese, conventi e abitati giace mezzo sommersa nella palude, sepolta sotto l’edera foltissima. In verità questa località è più graziosa della stessa Pompei, le cui case s’innalzano rigide come mummie tratte fuori dalle ceneri vulcaniche. Sopra Ninfa s’agita invece un’olezzante mare di fiori, ogni parete, ogni muro, ogni chiesa ed ogni casa sono avvolti in un velo d’edera e su tutte le rovine sventolano le bandiere purpuree del dio trionfante della primavera”. 
Questo scriveva Ferdinando Gregorovius, il grande storico viaggiatore, nel suo “Passeggiate Romane” sul calare del 1800. Ora, nel cuore dell’Oasi WWF, le rovine di Ninfa ci appaiono affascinanti come allora rese forse ancor più spettacolari dai bellissimi giardini in cui sono immerse. Ninfa, sovrastata dalla rupe su cui sorge l’abitato di Norma, offre scorci senza limite, dove storia, arte e natura trovano un’intesa perfetta, intesa difficilmente riscontrabile in altre parti d’Italia.

Le Vicende Storiche della Città di Ninfa

Alcuni documenti risalenti all’età classica ci indicano che nella zona in cui sorgono ora le rovine di Ninfa esisteva un tempio dedicato alle ninfe. Da qui probabilmente il nome di questa città sorta nel corso dell’VIII secolo d.C. Ma veniamo ai fatti che hanno portato alla nascita e allo sviluppo, in pieno medioevo, di uno dei più fiorenti centri del Lazio. 
Nel 741 papa Zaccaria entrò in possesso delle grandi proprietà agricole di Norba e Ninfa avute in dono dall’imperatore di Bisanzio Costantino V Copronimo. La tenuta di Ninfa, data la sua posizione strategica, divenne ben presto un agglomerato di case e, successivamente una città fortificata a difesa delle scorrerie saracene, molto temute in quel tempo (IX sec.). L’importanza di Ninfa, oltre all’abbondante presenza d’acqua, era anche dovuta alla sua favorevole posizione dopo l’abbandono della Via Appia a causa dell’impaludamento. Venuta a mancare questa importante via di comunicazione per il sud, i traffici si svolgevano sulla pedemontana che da Velletri giungeva a Terracina (collegando due tronconi dell’Appia non interessati dalle paludi) passando per Ninfa proprio dove questa subiva un restringimento. Questa caratteristica elevò da subito il paese a vera sentinella di tutti i traffici per il mezzogiorno d’Italia, ricavandone non poco benessere dai pedaggi che venivano imposti a chi fosse passato di li. 
Nell’XI secolo Ninfa apparteneva ai Conti di Tuscolo e nel XII passò ai Frangipane. Proprio durante il dominio della famiglia Frangipane, nel 1159, il cardinale Rolando Bandinelli, fuggito da una Roma in pieno tumulto, si rifugiò a Ninfa e, il 20 settembre dello stesso anno, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore fu eletto papa con il nome di Alessandro III. L’elezione di un papa fuori le mura di Roma fece andare su tutte le furie l’imperatore Federico Barbarossa che, nel 1165 vendicò il torto subito mettendo a ferro e fuoco la città di Ninfa insieme alla vicina Cisterna Neronis. Ricostruita dagli stessi Frangipane la città passò prima ai Conti di Ceccano e nel 1230 alla famiglia Annibaldi. 
La ricostruzione completa della città si ebbe solo nel 1297 quando Pietro Caetani, nipote di Benedetto Caetani salito al soglio pontificio con il nome di Bonifacio VIII, acquistò il feudo: fu eretta così la torre vicino al lago, crebbero le chiese e le abitazioni e fu costruita una diga per la raccolta delle acque. L’acquisto del feudo da parte della famiglia Caetani aveva un duplice scopo: aumentare la loro ricchezza e riunire in un unico territorio feudi che fino ad allora erano stati protagonisti di aspre lotte. 
Dopo lo scisma d’oriente avvenuto nel 1378 due situazioni sfavorevoli portarono all’inesorabile declino della potenza di Ninfa. Prima fra tutte la scissione in due rami della famiglia Caetani (Sermoneta e Fondi, in conflitto tra loro) e, contemporaneamente, il continuo coinvolgimento nelle guerre che opponevano Sermoneta ai feudi confinanti di Velletri, Cori e successivamente Sezze. Proprio nel contesto di queste continue lotte fratricide Ninfa fu brutalmente saccheggiata, incendiata e distrutta da parte di Onorato Caetani conte di Fondi nel 1381. I pochi abitanti rimasti si arresero ben presto alla carestia e alla malaria e, in pochi mesi di quello che fu una ricca e florida città non rimase altro che rovine ricoperte di erbe e rovi. 

La Visita alla città di Ninfa

Al culmine del suo splendore Ninfa era ricca di chiese e torri, difesa da una doppia cinta di mura e fornita di opere sia per l’approvvigionamento idrico che per gli attracchi fluviali. Le mura, munite di merli, erano interrotte da torri difensive a base quadrata. All’interno della cinta muraria sorgevano sette chiese (San Biagio, San Leone, San Martino, San Giovanni, San Salvatore, Santa Maria Maggiore, Sant’Angelo). 
Altre due chiese furono invece edificate al di fuori delle mura ed erano chiamate San Clemente e San Pietro. Di queste chiese rimangono resti significativi solo di quella dedicata a Santa Maria Maggiore, al cui interno, completamente scoperchiato, si trovano alcuni affreschi che, nonostante le intemperie, presentano ancora un discreto stato di conservazione. Restano comunque visibili i resti anche delle chiese di San Giovanni, San Salvatore e San Biagio. 
I nomi di sette delle nove chiese risalgono al tempo in cui fu incoronato papa Alessandro III che volle ringraziare Ninfa attribuendo ad ognuna di esse il nome di importanti chiese romane. Tra le dieci torri della città, simbolo delle famiglie più ricche e potenti, spiccava quella fatta erigere da Pietro Caetani nelle vicinanze del laghetto in cui, ancora oggi, si specchia la sua elegante mole. 
Le case, quasi tutte a due piani, erano munite di un solaio o di un granaio. La vita si svolgeva nelle numerose piazze che ospitavano botteghe sia artigiane che commerciali. La costruzione che senz’altro spicca maggiormente tra i viali del giardino è il Castello dei Caetani, integro nel lato che volge a sud, presenta, agli angoli della facciata, due torri merlate quadrangolari disposte ad angolo rispetto alla linea della facciata stessa. I restauri messi in atto dalla famiglia Caetani dal 1920 ad oggi hanno riportato alla luce quasi tutte le costruzioni più importanti tra cui la Torre e il Castello Caetani, con i suoi eleganti merli, i ruderi delle sette chiese all’interno delle mura, (recuperate anch’esse in più tratti) e il municipio (oggi adibito a palazzo di rappresentanza). 
Oltre a questi importanti monumenti, immersi nello splendido giardino, sorgono alcuni resti delle numerose case che formavano il nucleo centrale dell’abitato e un particolare ponte detto “del macello” posto nel punto in cui il Fiume Ninfa attraversa le mura per scorrere nell’Agro Pontino fino al Fiume Sisto. Tutti gli scenari vengono lasciati ora allo sguardo meravigliato e attento del visitatore che troverà, nell’incantevole cornice dei Giardini di Ninfa, uno dei luoghi più suggestivi e coinvolgenti della nostra penisola.

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