Benino il pastorello |
A Napoli la cultura e la tradizione del presepe trovo sicuramente terreno fertile permettendo di sviluppare nel tempo una propria scuola e stile. Inizialmente infatti le composizioni non si scostavano dalla classica raffigurazione francescana.
Nel corso del XVII il presepe napoletano vede l'inserimento di importanti evoluzioni: l'utilizzo di giunture a snodo per le articolazioni e la testa delle figure in legno. Questa particolare innovazione permise di mutare continuamente la composizione mantenendo sempre le stesse figure. Tipico era l'utilizzo del fil di ferro intorno al quale veniva avvolta la stoppo per creare la figura.
Il Vinaio |
Agli inizi del 700 un'altra importante innovazione fu la sostituzione del legno con la terracotta per la realizzazione delle teste delle figure. Questo consentì un notevole guadagno nei tempi della realizzazione del volto e sopratutto una migliore qualità espressiva.
L'arte del presepe ormai ha preso piede e fioriscono le botteghe artigiane con veri maestri nella realizzazione delle figure che in questo periodo fissano la loro dimensione tra i 35 e i 40 centimetri.
Il presepe a questo punto assume già i connotati caratteristici tipici del presepe napoletano. la struttura si sviluppa nel modo seguente:
Intorno al tempio - caratterizzato dal classico 'scoglio' realizzato in legno, sughero, cartapesta, gesso e concepito con primi, secondi piani e "lontananze" - i personaggi popolano e animano le diverse scene del presepio: (oltre alla Natività) l'annuncio ai pastori; il corteo degli orientali, la taverna. La fantasia popolare, abbandonato ogni residuo indugio, esplode in un artificio di invenzioni che però mai si distaccano dalla realtà circostante, ed il racconto evangelico è travolto e sommerso da una moltitudine di scene e personaggi, prettamente napoletani, tratti dalla vita di ogni giorno. La castagnara, l'arrotino, la zingara, il pezzente, il cieco, lo storpio, il macellaio, danno vita ad una singolare corte dei miracoli, cui è contrapposta l'opulenza del mondo orientale, con il fasto e la ricchezza del seguito dei Re Magi.
Il pescatore |
La preparazione dell figure si fa sempre più raffinata e non è raro vedere che per la preparazione di una singola statuina concorrano più artigiani ognuno specializzato in una specifica parte del corpo. Anche oggi vi sono figure specializzate che si occupano solo dell'abito piuttosto che del viso o delle mani e dei piedi.
La qualità del prodotto è ovviamente quella che ha reso famoso il presepe napoletano nel modo.
I personaggi tipici del presepe napoletano
Benino o Benito: E' la figura principale del presepe, è il pastore che sogna il presepe e nella tradizione guai a svegliarlo perché il presepe sparirebbe di colpo
Il vinaio e Cicci Bacco: Tipiche figure abbinate nella scena tant'è che spesso cicci bacco spesso viene collocato davanti alla cantina con un fiasco in mano.
I due compari: i due compari, zi’ Vicienzo e zi’ Pascale, personificano rispettivamente il Carnevale e la Morte. Infatti al cimitero delle Fontanelle a Napoli vi è un cranio soprannominato “A Capa ‘e zi’ Pascale” al quale si attribuivano poteri profetici, la gente infatti lo interpellava per ricevere numeri da giocare al lotto.
La Zingara |
Il pescatore: rappresenta simbolicamente il pescatore di anime.
La zingara: di giovane aspetto con vestiti appariscenti porta con se un cesto con attrezzi di ferro rappresenta il dramma di Cristo. Gli attrezzi di ferro infatti sono del metallo usato per forgiare i chiodi della croce.
Stefania: E' una giovane vergine che alla nascita di Gesù bambino si recò alla grotta per adorarlo ma venne bloccata dagli angeli che non permettevano alle donne non sposate di recarsi alla mangiatoia. Stefania però inganno gli angeli avvolgendo nelle fasce un sasso facendolo credere un bambino. Giunta dinanzi a Maria la pietra starnutì! il sasso si era trasformato in un bambino. Il bambino era SANTO STEFANO che oggi si festeggia il 26 dicembre.
I re magi: Rappresentano il viaggio della stella cometa. In origine erano rappresentati in groppa a tre animali diversi: il cavallo, il dromedario e l’elefante che rappresentano l’Europa, l’Africa e l’Asia. Attualmente sono spesso rappresentati su tre cammelli. La parola magi è il plurale di mago ma per evitare ambiguità si usa dire magio. Essi erano dei sapienti con poteri regali e sacerdotali. Il Vangelo non parla del loro numero che la tradizione ha fissato a tre, in base ai loro doni, oro, incenso, mirra.
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