Catacombe di San Gennaro |
... è un itinerario restituito alla città e ai napoletani, prima ancora che ai visitatori e ai turisti. Un itinerario lungo un miglio, dalla tomba di S. Gennaro al suo Tesoro.
Percorrere il Miglio Sacro significa scegliere di attraversare il Rione Sanità, dove hanno abitato i popoli a sud e ad est di Napoli, dagli africani ai cinesi, dove un tempo transitavano in carrozza papi, re e cardinali, dove oggi le chiese non sono soltanto prodigiose gallerie ma case di accoglienza, di pace e di progettazione.
Vivere questo cammino significa sostenere il riscatto di questo quartiere valorizzando la sua storia millenaria e soprattutto incontrare un Rione dove l’umanesimo o diventa umanità o muore.
PERCORSO:
1- Catacombe di San Gennaro
Intorno all’origine delle nostre Catacombe molto si è discusso, esse furono semplici sepolcreti, non mai cavi di pietra né vie sotterranee; la prima notizia ripetesi dall’epoca della morte di S. Agrippino nostro vescovo al secolo II, quando il suo corpo fu quivi sepolto in avello gentilizio, e pe’ molti miracoli che da quella tomba operava il santo, piacque a’ Napolitani di sepellirsi a lui dappresso. Crebbe questo desiderio quando sul principio del secolo IV il vescovo nostro San Zosimo (Giovanni I, ndr) trasferì dall’agro Marciano presso Agnano il corpo del martire S. Gennaro, che quivi pure fu sepolto...
Le tombe... divennero due edicole di somma venerazione presso i padri nostri, e vi nacque d’intorno questo vasto sepolcreto che ampliandosi di mano in mano si estese in tutta la falda della collina di Capodimonte detta “Colli Aminei”.
...Quando nel secolo VIII Sicone duca di Benevento ne involò il corpo di S. Gennaro, il vescovo S. Giovanni IV temendo che le reliquie di tanti santi restassero poco sicure fuori le mura della città, le trasferì tutte ne’ tempi intramurani; d’allora le Catacombe soggiacquero alla ruina e all’abbandono fino a’ nostri giorni...La catacomba di S. Gennaro a Capodimonte si compone di due livelli non sovrapposti, ai quali sono stati attribuiti i toponimi di “catacomba superiore” e “catacomba inferiore”. Il nucleo originario è da individuare nell’utilizzo e nell’ampliamento, avvenuto tra la fine del II e gli inizi del III secolo, di un ambiente cosiddetto “vestibolo inferiore”. Da esso si sono sviluppati, nei periodi successivi al III secolo, gli ambulacra della catacomba inferiore secondo uno schema di scavo orizzontale e non verticalizzato.
La catacomba superiore ebbe varie fasi di sviluppo: anche essa ebbe origine da un antico sepolcro che oggi chiamiamo “vestibolo superiore”, noto essenzialmente per gli affreschi della volta della fine del II secolo con tematiche esclusivamente cristiane. Gli elementi topografici maggiormente caratterizzanti la catacomba superiore, sono la piccola “basilica dei vescovi” e la maestosa “basilica maior”; la prima, ubicata esattamente al di sopra dell’ipogeo sepolcrale che ospitò le reliquie di S. Gennaro è dedicata alla memoria dei primi quattordici vescovi napoletani. Alla fine del V secolo, un’ampia trasformazione dei vicini ambienti diede vita alla grande “basilica adiecta”: si tratta di una basilica trinave, che conserva numerosi affreschi, databili dal IV al VI secolo.
2- Basilica San Gennaro extra moenia
La più celebre basilica dell’antica Napoli, dopo la cattedrale Stefania… [è] riconosciuta sotto il titolo di San Gennaro. È preceduta da un vestiboletto e da un atrio; nel primo vedi delle pitture a fresco, dinotanti i fatti di San Gennaro, bellissimi lavori della scuola del Sabatino, ma ogni dì più vanno a deperire e ormai son ridotti a tale stato che al solo vederli ti prende raccapriccio; meriterebbero essere troppo gelosamente custoditi ma per carità non si restaurino. La chiesa serba le belle forme antiche italogreche.
La Basilica paleocristiana venne eretta nel V secolo nei pressi delle catacombe di San Gennaro. Quando il corpo del Santo venne traslato a Benevento per volere del principe Sicone (817-832), la chiesa rimase abbandonata. Restò così fino all’872, anno in cui vennero realizzati integrali lavori di ampliamento e fu costruito l’annesso monastero intitolato ai santi Gennaro ed Agrippino.
Nel XV secolo il complesso venne ancora una volta ristrutturato, contemporaneamente alla costruzione di un ospedale per gli appestati, eretto dal cardinale Oliviero Carafa sul luogo del precedente monastero. In quella occasione per pavimentare la Basilica furono utilizzate le lapidi tolte dalla adiacente Catacomba (che in gran parte, nel corso dei successivi ulteriori restauri, sono andate perdute). Nel 1669 il vicerè Pietro Antonio D’Aragona trasformò l’ospedale in ospizio per i poveri. Tra il 1927 ed il 1932 fu realizzato un restauro che cancellò le stratificazioni secolari e riportò la struttura alle forme originarie. Gli oggetti d’arte della basilica sono da alcuni anni esposti nel Museo Civico di Castel Nuovo.
3- Cimitero delle Fontanelle
Cimitero delle Fontanelle |
Il cimitero è scavato nella roccia tufacea della collina di Materdei. È possibile accedere ad esso dalla piccola chiesa di Maria Santissima del Carmine, costruita agli inizi del XIX secolo a ridosso delle cave di tufo. E’ composto di numerosi ambienti di vaste dimensioni, che vennero utilizzati come ossario della città. Alla fine dell’Ottocento alcuni devoti, guidati da padre Gaetano Barbati, disposero in ordinate cataste le migliaia di ossa umane ritrovate nel cimitero. Da quel momento sorse una spontanea e fortissima devozione popolare per questi anonimi defunti, nei quali i fedeli identificano anime purganti bisognose di cure ed attenzioni.
Alcuni teschi vennero quindi “adottati” dai devoti, che li collocarono in apposite teche in legno, identificandoli anche con un nome ed una storia, che in alcuni casi affermavano essere stata loro svelata in sogno. Per lunghi anni, il cimitero è stato teatro di questa religiosità popolare fatta di riti e pratiche del tutto particolari.
Dal 26 maggio 2010, grazie alla sua riapertura da parte dell'Amministrazione Comunale di Napoli, il Cimitero delle Fontanelle rientra nel percorso de "Il Miglio Sacro".
4- Basilica Santa Maria della Sanità
Basilica Santa Maria della Sanità |
Giungiamo alla piazza che dicesi della Sanità, nome che venne a questa valle sottoposta alla collina o dalla salubrità dell’aria o da’ molti miracoli che si ottenevano sulle tombe dei santi sepolti nelle adiacenti cripte. Qui sorge la vasta basilica di S. Maria della Sanità, sotto la quale è la catacomba di San Gaudioso. Questo Santo vescovo di Abitinia scacciato da’ Vandali dall’Africa venne con S. Quodvultdeo Primate di Cartagine ed altri esuli africani in Napoli…
Morto Gaudioso fu sepolto in una cripta di questa valle, ove pure si giacque S. Nostriano nostro Vescovo, e le cripte di ambedue divennero tosto oratorii, e dappresso vi sorse il cemetero, e la pietà de’ Napoletani traeva a venerare la tomba di S. Gaudioso egualmente come quella di San Gennaro… ma nel secolo IX… i corpi de’ santi Gaudioso e compagni furono trasportati dentro la città, e sepolti nella chiesa di San Gaudioso a Caponapoli, meno S. Nostriano che fu collocato in S. Gennaro all’Olmo; d’ allora la chiesa e il cemetero estramurano fu quasi abbandonato, finché la chiesa fu ricoperta da terra alluvionale. Nel secolo XVI... si pensò finalmente di rendere all’imagine il dovuto culto, e mondato il luogo, e accesavi perennemente una lampada vi richiamò il concorso del popolo, che molte grazie cominciò a ottenere ivi dalla Madre di Dio.
…L’amministrazione del luogo fu data ai padri Predicatori... e i frati vi edificarono sopra l’odierno magnifico tempio col bizzarro disegno del laico domenicano fra’ Giuseppe Nuvolo… con savio accorgimento frate Nuvolo non distrusse l’antica chiesa cimiteriale, ma con idea sorprendente e nuova vi collocò di sopra il maggiore altare, e d’ innanzi il maestoso tempio di forma ellittica a cinque navi; e restando la chiesa nel mezzo della valle, edificò il monastero a cavaliere della collina… Questa chiesa è una delle sette, alle quali Innocenzo XII concesse l’indulgenza delle sette basiliche romane. Entrando in chiesa è bello il vedere di fronte sollevato in alto sull’antica chiesa il maggiore altare; e piegando a dritta dello spettatore, osservasi: 1a cappella, il quadro di S.Nicola in alto coi santi Ambrogio e Ludovico Beltrando in basso del Giordano; 2a S.Pietro martire di Giovanni Balducci; 3a S.Vincenzo del Giordano [a destra la Madonna della Sanità, opera del V sec.,. e sul pilastro l’opera di Anna Maria Bova “San Vincenzo”, del 2009]; Nel cappellone il gran quadro del Rosario cogli scomparti piccoli de’ misteri a’ lati e in quello lungo di sotto la condanna degli Albigesi, è tutto bellissima pittura di Bernardino Siciliano; nella 4a cappella lo sposalizio di S. Caterina Martire, e nella 5a S. Caterina Senese che riceve le stimate, ambedue d’ Andrea Vaccaro, nella 6a san Domenico Soriano del Giordano [la cappella attualmente è dedicata alla Madonna del Buon Consiglio; l’opera del Giordano è andata perduta]. Ritorniamo indietro nell’altra nave: 1a cappella il quadro di S. Biagio col Antonino Pierozzi e S. Raimondo da Pennafort è di Agostino Beltrano e sua moglie Annella de Rosa [La “Croce”, del 2008, è opera di Anna Maria Bova]; 2a la Vergine con S. Rosa, e S. Giacinto a cui porge una scritta “gaude flii mi hyacinte” è del Giordano; 3a la Nunziata di Bernardino Siciliano [negli ovali due opere di Gaspare Traversi]; nel cappellone la Circoncisione è di Vincenzo Forlì [a sinistra la tela di S. Lucia è di Girolamo De Magistris]: Rimpetto la porta della Sagrestia la tela di San Pio V co’ i santi domenicani è del Giordano [attualmente l’opera è collocata nella Cappella della Madonna del Buon Consiglio].
In Sagrestia sull’altare il quadro di S. Domenico che dispensa il Rosario è d’antico pennello [è un’opera di Giovanni Balducci, ora nel cappellone della Circoncisione; in sagrestia attualmente è la tela di Gianni Pisani “L’Ultima Cena”, del 2008]. ...Ritornando in chiesa nella penultima cappella il quadro di S. Tommaso a cui gli angioli stringono ai lombi il cingolo della castità è pittura di Pacecco de Rosa; nell’ultima la Maddalena è del Giordano. A [sinistra] dell’altare di San Tommaso è incastonata al muro l’antichissima sedia pontificale, che fu primamente nel cimitero, usata dagli antichi vescovi San Nostriano, S. Gaudioso ed altri; ci si vede scolpito il monogramma di Cristo.
Osservisi ora il pulpito di marmo, eseguito con rara invenzione da Dionisio Lazzaro, di cui sono pure le due maestose scale che menano in alto al maggiore altare, ove è un tabernacolo di cristallo di Rocca e rame dorato, fatto da un tal frate Azaria di Napoli domenicano, il coro con 80 stalli è squisitamente lavorato; di sopra l’organo in fondo è la statua di marmo della Vergine della Sanità, opera del Naccarino. [Al centro della navata centrale vi sono attualmente due opere di Riccardo Dalisi, la “Mensa degli Angeli” del 2005 e “Palestina” del 2000].
5- Catacomba di San Gaudioso
Catacomba di San Gaudioso |
Ora scendiamo a visitare la sottoposta chiesa cimiteriale… di Santa Maria della sanità. La quale è quell’antichissima di cui abbiamo già fatto parola, che venne edificata primamente all’ingresso del cimitero di s. Gaudioso, e poscia rimodernata come vedesi nel secolo XVII. Gli alterini laterali son distinti da pilastrini striati... la tribuna è fiancheggiata da due colonne di verde di Calabria... nella curva dell’abside corrono tre nicchie arcuate ...Sotto il maggiore altare e i 10 altarini laterali sono altrettanti corpi di Santi Martiri, portati in Napoli nel 1616 dal p. Timoteo Casella Domenicano vescovo in Marsico e con solenne processione collocati qui come si vedono...
...La Catacomba di S. Gaudioso... si apre a [destra] del maggiore altare... Vedi primamente la cella di S. Gaudioso con altare nel mezzo e grande arcosolio in fondo col sottoposto loculo, è tutta a grosso musaico figurante l’imagine del Santo... di sopra è l’iscrizione parimente a musaico... A dritta dello spettatore è un’altra simile cella con grande arcosolio con croce gemmata, e un loculo sottoposto, credesi la tomba di S. Nostriano; sotto la volta è la testa di Cristo, pregevolissima pittura del secolo V... la quale richiama l’attenzione degli archeologi ed artisti. A manca... cominciamo a percorrere l’ambulacro grande circondato da cripte... sul principio di questo grande ambulacro percorso vedesi una scala, è tutta opera moderna, che mena ad alcune celle fatte nel secolo XVII, come usavasi in quasi tutte le chiese ove erano grandi sepolture. Queste sono le cosiddette “cantarelle”, cioè delle nicchiette a foggia di sedie con vasi sottoposti praticate nel tufo, vi si metteva a sedere il morto colla testa fermata in un buco nella parete, ciò dicevasi “scolare”, per modo che nel vase ne colassero i visceri, e il cadavere di rasciuttasse, e dopo alcun tempo rivestivasi di abiti e serbavasi o interravasi; di qui presso il popolo nostro “scolare” vale “morire”.
Fu poi vandalica l’idea nel 1636, che distrusse tante pitture cimiteriali, quella di incastonare e calcinare i cadaveri ritti nelle pareti della catacomba, come vedonsi d’intorno; non sappiamo però se ve li collocassero così subito dopo morte, o dopo toltili dalle “cantarelle”. Notiamo finalmente come sia falso che in questa catacomba fosse stata anticamente dipinta la serie dei vescovi napolitani.
6- Casa di Totò (esterno)
7- Palazzo dello Spagnolo
Palazzo dello Spagnolo |
Il palazzo venne edificato a partire dal 1738 per volontà del marchese di Poppano, Nicola Moscati, unificando due precedenti edifici ricevuti con la dote della moglie. Il progetto viene tradizionalmente attribuito all’architetto Ferdinando Sanfelice. È, purtroppo, andato perduto il giardino che si estendeva sul retro del palazzo. L’edificio è caratterizzato dall’originale scala interna detta “ad ali di falco”.
L’interno e l’esterno vennero riccamente ornati con una decorazione a stucchi di marca chiaramente rococò, realizzata da Aniello Prezioso su disegno di Francesco Attanasio verso il 1742. Le porte di accesso agli appartamenti sono sormontate da sovraporte in stucco, con al centro medaglioni con busti-ritratto. Alla fine del XVIII secolo il palazzo subì un rifacimento che ne ampliò la struttura con l’aggiunta di un altro piano. Alle soglie del XIX secolo la famiglia fu costretta a vendere gli appartamenti al primo ed al secondo piano. Il nuovo proprietario Tommaso Atienza, detto ‘lo Spagnolo’ da cui l’intitolazione del palazzo, fece realizzare gli affreschi delle sale, oggi quasi del tutto perduti.
8- Borgo dei Vergini
Borgo dei Vergini |
Nel 1326 i Napolitani del Rione di Porta San Gennaro eressero in questo luogo un ospedale con chiesa sotto il titolo di Santa Maria del Borgo de’ Vergini… il Cardinale Innico Caracciolo cedette la Casa ai Padri della Missione… Quei Padri, restando l’esterna antica chiesa ad uso di parrocchia, edificarono poscia l’altra interna di forma ellittica con bellissimo disegno del Vanvitelli, compita il 1788. Sul maggiore altare la gran tela di San Vincenzo de’ Paoli in gloria è di Francesco la Mura; ne’ cappelloni la Sacra Famiglia e San Francesca Fremiot con San Vincenzo de’ Paoli sono di Saverino Galante (1750); Nelle cappelle la morte di San Giuseppe, il Crocefisso, San Michele e San Giovanni Nepomuceno di ignoto pennello del secolo scorso; la conversione di San Paolo e il Battista di Giovanni Sarnelli.
La chiesa parrocchiale col titolo di Santa Maria de’ Vergini ha sulla porta una statua di marmo dell’Immacolata scolpita da Francesco Liberti e Giuseppe Pirotti nel 1858. Il tempio consta di una sola nave, sul maggiore altare è l’antica immagine della Vergine Titolare; i quadri delle cappelle sono opere del sec. XVII di nessun merito. [All’interno della chiesa parrocchiale è custodito il fonte battesimale dove fu battezzato sant’Alfonso Maria de’ Liguori].
9- Porta San Gennaro
Porta San Gennaro |
[La Porta S. Gennaro] era primamente dietro la Chiesa del Gesù [la limitrofa Chiesa del Gesù delle Monache] e fu in questo luogo traslocata da D. Pietro di Toledo. Dicesi di S. Gennaro, o perché da essa si esce per andare alla chiesa di S. Gennaro alle Catacombe, ovvero perché non era lungi dalla chiesetta di S. Gennaro Spogliamorti. Nell’interno vedesi la statua di S. Gaetano, collocatavi per voto in tempo della peste del 1656. All’esterno poi è un bel fresco di Mattia Preti, unico che resta dei molti da lui fatti sulle porte di Napoli, quando col merito dell’arte riscattò la vita.
Ei vi dipinse la peste di Napoli, e il suo lavoro piacque tanto, che la Città gli fece dono di ducati 300. Questa bella memoria minaccia di perire. La statuetta in atteggiamento di benedire rappresenta s. Gennaro, col motto “Divo Januario - apotropaco - sospes Neapolis”
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