Moltissimi sono i luoghi del mondo dove i relitti di navi protagoniste di naufragi, lungi dall'essere stati rimossi, sono diventati luoghi archetipi, simbolo della lotta eterna con la natura, e nello stesso tempo straordinarie occasioni di attrazione turistica per i viaggiatori.
In Namibia, paradiso glamour sognato dai viaggiatori di tutto il mondo, migliaia di appassionati vi si recano ogni anno per visitare la celeberrima Skeleton Coast: 500 chilometri di costa, chiamate le "sabbie dell'inferno", "la terra della rabbia". Qui i relitti non si contano, e ognuno di loro ha un carico di morte, perché quasi nessuno dei naufragi ha avuto un lieto fine. Questo non scoraggia i turisti, che prenotano in massa sia le classiche escursioni in fuoristrada sia i safari aerei della compagnia Atlantic aviation, che con il tour "Cassico Sud" sorvola i relitti più famosi, dalla nave Ottavi, naufragata nel 1945, alla Shawnee, affondata nel 1976, dalla Montrose, colata a picco nel 1973 fino alla Edward Bholen, del 1909.
Anche sull'isola di Boa Vista, nell'arcipelago di Capo Verde, hanno saputo approfittare di un naufragio: era il 1968 quando il mercantile Cabo Santa Maria si incagliò a Bona Esperanca, a pochi metri dalla riva, regalando ai poverissimi capoverdiani di allora un qualcosa di molto simile alla manna dal cielo e alla Capo Verde di adesso un'area protetta; qui nidifica la tartaruga marina, e sempre qui i turisti che si recano nel paese africano possono arrivare fino al relitto a piedi (circa un'ora e mezzo di cammino dal capoluogo Sal Rei) o con escursioni guidate in 4x4, seguendo le antiche strade lastricate, eredità della colonizzazione portoghese.
Diversa è invece la storia di un'altra baia, quella di Homebush, in un sobborgo di Sideny dove è situato anche l'Olympic Park: area adibita nel 1966 allo smaltimento delle grandi navi è successivamente chiusa, ospita quattro relitti che sono protetti dalla legge australiana e che quindi nessuno può toccare. Il più famoso, quello della Ayrfield, collier a vapore del 1912, di quasi 80 metri di lunghezza utilizzato per rifornire le truppe americane nel Pacifico durante la Seconda guerra mondiale e successivamente usata per trasportare carbone, si è trasformato in un enorme foresta galleggiante di mangrovie, meta preferita dei fotografi di tutto il mondo. In Sudafrica, anche su una delle spiagge più care ed esclusive del pianeta, quella di Clifton, rimane un relitto: quello di un peschereccio giapponese incagliato sulla sabbia nel maggio 2012. Il tentativo di spostarlo è fallito e la nave è rimasta lì, diventando ben presto lo sfondo preferito per le foto dei turisti che si recano nel paese. Ma per chi cercasse sempre in Sudafrica, qualcosa di davvero magico, vale la pena arrivare alla selvaggia e bianchissima spiaggia di Noordhooek; qui adagiato a pochi metri dal mare, si può visitare lo scheletro del Kakapo, piroscafo olandese naufragato nel 1900.
Anche gli Stati Uniti conservano con cura la testimonianza di un antico naufragio, quello che nel 1906 coinvolse il quattro alberi Peter Iridale, abbandonato sulla spiaggia di Warrenton, sulla costa dell'Oregon. Il relitto, che è riuscito a salvarsi anche da un bombardamento giapponese durante la Seconda guerra mondiale, è ben presto diventato un'attrazione turistica e si trova all'interno del Fort Steven State Park.
In Italia, a Caprera, sulla spiaggia "del relitto", la più famosa e apprezzata dell'isola, si fa il bagno tra quel poco che resta di un'antica nave che trasportava carbone, affondata dopo un incendio scoppiato a bordo. Molto differente, invece, è la situazione della Eden V, petroliera di bandiera sconosciuta, 3.119 tonnellate di stazza per 95 metri di lunghezza spiaggiata nel dicembre 1998 in pieno parco del Gargano, a Lesina; qui la polemica impazza, perché "la nave dei veleni", com'è stata ribattezzata in un sussulto di mancanza di immaginazione,a causa del suo carico che la fantasia popolare vuole composto nientemeno che di rifiuti nucleari, anche se risulta ufficialmente smantellata, è ancora oggi in spiaggia ed è visibile anche da Google Maps. Anche la Eden V attira foto e turisti, che ne fanno simbolo di incuria e abbandono. Poi c'è il Rigoletto: lo scheletro di questa motonave, affondata l'1 luglio 1980 con il suo carico di automobili nuove, tutte rimaste nelle stive, si trova in Sicilia, esattamente dove il Mar Ionio confluisce nello stretto di Messina. Il relitto è per metà poggiato scenograficamente a 36 metri sott'acqua e per metà ancora emerso, stagliarsi per più di 5 metri a ridosso della battigia. La parte sommersa è diventata habitat ideale per pesci trombetta, ed è uno dei relitti europei maggiormente visitati dai su e studiati dai centri di ricerca sulla vita sottomarina. La parte emersa rimane lì, a pochi chilometri da Scilla e Cariddi, come ultimo monito verso gli umani che hanno sfidato le acque.
Anche gli Stati Uniti conservano con cura la testimonianza di un antico naufragio, quello che nel 1906 coinvolse il quattro alberi Peter Iridale, abbandonato sulla spiaggia di Warrenton, sulla costa dell'Oregon. Il relitto, che è riuscito a salvarsi anche da un bombardamento giapponese durante la Seconda guerra mondiale, è ben presto diventato un'attrazione turistica e si trova all'interno del Fort Steven State Park.
In Italia, a Caprera, sulla spiaggia "del relitto", la più famosa e apprezzata dell'isola, si fa il bagno tra quel poco che resta di un'antica nave che trasportava carbone, affondata dopo un incendio scoppiato a bordo. Molto differente, invece, è la situazione della Eden V, petroliera di bandiera sconosciuta, 3.119 tonnellate di stazza per 95 metri di lunghezza spiaggiata nel dicembre 1998 in pieno parco del Gargano, a Lesina; qui la polemica impazza, perché "la nave dei veleni", com'è stata ribattezzata in un sussulto di mancanza di immaginazione,a causa del suo carico che la fantasia popolare vuole composto nientemeno che di rifiuti nucleari, anche se risulta ufficialmente smantellata, è ancora oggi in spiaggia ed è visibile anche da Google Maps. Anche la Eden V attira foto e turisti, che ne fanno simbolo di incuria e abbandono. Poi c'è il Rigoletto: lo scheletro di questa motonave, affondata l'1 luglio 1980 con il suo carico di automobili nuove, tutte rimaste nelle stive, si trova in Sicilia, esattamente dove il Mar Ionio confluisce nello stretto di Messina. Il relitto è per metà poggiato scenograficamente a 36 metri sott'acqua e per metà ancora emerso, stagliarsi per più di 5 metri a ridosso della battigia. La parte sommersa è diventata habitat ideale per pesci trombetta, ed è uno dei relitti europei maggiormente visitati dai su e studiati dai centri di ricerca sulla vita sottomarina. La parte emersa rimane lì, a pochi chilometri da Scilla e Cariddi, come ultimo monito verso gli umani che hanno sfidato le acque.
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