sabato 17 settembre 2016

La Tomba di Virgilio e Leopardi, la Crypta neapolitana e la Chiesa di Piedigrotta

In una zona molto trafficata di Napoli, fuori dal centro storico e all’ingresso di un trafficatissimo tunnel, si trovano alcuni gioielli d’arte e storia. 
Accanto alla Chiesa di Piedigrotta, di cui parliamo in seguito, si trova il parco che ospita le tombe di Virgilio e Leopardi e l’ingresso della Crypta neapolitana.
Il sepolcro di Virgilio spicca su un alto banco di tufo e assomiglia ai monumenti funerari romani della zona campana. La camera funeraria che si trova al suo interno, possiede dieci nicchie ed è coperta da volta a botte con tre piccole aperture da cui filtra la luce. In verità si tratta di un colombario romano di una sconosciuta famiglia di epoca augustea, ma la leggendaria tradizione racconta che qui siano custodite le spoglie mortali di Virgilio, che per molto tempo abitò a Napoli. Sul monumento ci sono due iscrizioni: una in cui Petrarca invita il viandante a fermarsi accanto alla Tomba di Virgilio: “Siste viator pauca legito hic Vergilius tumulus est” (Fermati, viandante, e leggi queste poche parole: questa è la tomba di Virgilio). L’altra iscrizione, collocata nel Cinquecento, reca il distico tradizionalmente attribuito allo stesso Virgilio che lo dettò in punto di Morte: Mantua me genuit, calabri rapuere, tenet nunc/ Parthenope: cecini pascua,rura. duces. (Mantova mi generò, il Salento mi rapì, mi tiene ora Napoli; cantai i pascoli, le campagne, i condottieri).

La Tomba di Leopardi

Tomba di Leopardi
Poco distante dalla presenta tomba di Virgilio c’è la tomba di Giacomo Leopardi, sistemata nella seconda rampa del parco negli anni Trenta. Il monumento custodisce gelosamente le spoglie del malinconico poeta di Recanati, che in precedenza erano conservate nel pronao della chiesa di San Vitale a Fuorigrotta. Leopardi, infatti, morì durante il suo soggiorno a Napoli il 14 giugno del 1837. Aveva scelto le pendici del Vesuvio per riposare e rinvigorire il suo fisico: in quel periodo, di relativo benessere, scrisse le sue ultime liriche, “Il tramonto della luna” e “La ginestra”.

La Crypta neapolitana: costruita in una sola notte da Virgilio

Crypta Neapolitana
A destra della tomba è posizionato l’ingresso della Crypta Neapolitana, l’antica grotta desiderata da Virgilio ed edificata probabilmente da Cocceius alla fine dell’età repubblicana per facilitare la comunicazione tra Napoli e Pozzuoli. 
La grotta, lunga 705 metri e attualmente inaccessibile a causa dei frequenti restauri ed ampliamenti, ha perso il suo aspetto autentico. All’interno vi sono custoditi affreschi trecenteschi e frammenti dell’antico tempietto di Santa Maria dell’Idra. Secondo la leggenda la crypta fu costruita in una sola notte da Virgilio grazie ai suoi poteri magici. Una storia che potrà sembrare strana se non si ricorda il particolare rapporto che lega Virgilio a Napoli. Secondo la leggenda, infatti, il destino della città è legato a un uovo che il “mago” ha nascosto, sospeso, in Castel dell’Ovo. Fino a quando l’uovo resterà intatto, anche Napoli sopravviverà. Il Tempietto di Santa Maria, invece, fu fatto costruire come “purificazione” cristiana di un luogo che per secoli era stato dedicato al Dio Priapo con relativi festini erotici ed orgiastici. Il termine Idria, o Itria, posto accanto a Madonna, deriva da Madonna Odigitria, che significa “colei che indica la via”. L’immagine della Madonna doveva servire da buon augurio ai viandanti che decidevano di usare la grotta per raggiungere Pozzuoli.

La Chiesa di Piedigrotta

Chiesa di Piedigrotta
A pochi metri dalle tombe di Virgilio e Leopardi c’è la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, luogo di devozione molto amato dai napoletani. Sull’altare maggiore si trova la statua lignea della Madonna di Piedigrotta, scolpita tra il 1130 e il 1330 da un artista sconosciuto molto influenzato dallo stile dello scultore senese Tino di Camaino.
La chiesa, da principio dedicata alla Natività di Maria, fu costruita nel 1352 sull’area di una già esistente cappella edificata dai pescatori di Mergellina. In epoca angioina, grazie alla considerevole diffusione del culto mariano, la chiesa di Santa Maria di Piedigrotta divenne il fulcro di una rinomata festa popolare, celebrata l’8 settembre. Piedigrotta è sempre stata la festa più amata dai napoletani: ha origini antichissime, risalenti ai ai baccanali erotici che si celebravano nella vicina Crypta Neapolitana intorno al simulacro del dio Priapo. Con il cristianesimo la cappella pagana fu sostituita dalla Chiesa di Piedigrotta dove fu posta la statua della Vergine che, secondo la leggenda, fu trovata seguendo le indicazioni che la Madonna aveva dato in sogno a tre differenti persone, l’8 settembre del 1353. i.

La festa più amata dai napoletani

Da quel momento la Chiesa di Piedigrotta divenne il centro di una festa amata da popolo e nobili: Angioini, Aragonesi, ma soprattutto i Borboni, fecero della “Parata di Piedigrotta” un momento di festa, ideale per far dimenticare ai napoletani tutti i guai e la povertà. Per nove sabati gruppi di devoti arrivavano a Napoli in pellegrinaggio per chiedere miracoli o ringraziare la Madonna. Si pregava, si mangiava, si cantava, si ballava prima dell’arrivo dell’inverno. Nel 1835 Piedigrotta diventò una festa dedicata alla musica; da qui le canzoni napoletane iniziarono a farsi conoscere nel mondo. “Io te voglio bbene assaje” e “Fenesta vascia”, “Michelemmà” è ” ‘O Sole mio” sono state cantate durante Piedigrotta. Dopo una lenta decadenza, da alcuni anni la tradizione della festa di Piedigrotta è ricominciata, anche se è lontana dagli antichi fasti.

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