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Skelling Micheal |
Il monastero sorge sulla più grande delle isole Skelling, Skelling Micheal, a quasi 200 metri sul livello del mare. Il nome deriva dal gaelico Sceilig Mhichìl, "la roccia di Michele", il santo cui nel 1044 è stato dedicato un piccolo e spartano monastero, fondato tra il VI e il VII secolo probabilmente da St. Fionan. Sei piccole celle circolari di pietra, le clochans, con un tetto ogivale che ricorda un alveare, in cui una dozzina di monaci e un abate sopravvivevano grazie a un po' di pesce, uova di uccelli marini, microscopici giardini pensili e un sistema per raccogliere e purificare l'acqua. Oltre alle celle ci sono una piccola cappella più tarda e una croce celtica, testimonianze di un'esistenza precaria aggravata da un'incursione vichinga nell'anno di grazia 823 e da un progressivo raffreddamento del clima, con tempeste sempre più violente che costrinsero i monaci ad abbandonare l'isola alla fine del XII secolo.Dal 1996 l'isola è Patrimonio dell'Umanità Unesco e nel 2015 entra nell'immaginario collettivo come location dell'ultima scena de Il Risveglio della Forza, settimo episodio della saga di Guerre Stellari. Per preservare questo sito di notevole importanza, anche a livello naturalistico, solo pochi battelli autorizzati raggiungono da marzo ad ottobre, meteo permettendo, Skelling Micheal, dove un'impervia scalinata di oltre 600 gradini porta al monastero.
CLONMACNOISE
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Clonmacnoise |
Incessanti incursioni vichinghe, la maledizione di ogni monastero irlandese e la fine dell'autonomia religiosa da Roma sono le probabili cause del declino del grande monastero di Clonmacnoise, fondato nel 545 da st. Ciaràn sulla riva orientale del fiume Shannon con l'aiuto di otto seguaci. Il santo muore l'anno dopo, a poco più di trent'anni ma, grazie a una posizione strategica lungo la strada che collegava Dulino a Galway, nel cuore di un territorio di acquitrini di torba, il monastero diventa comunque uno dei più importanti d'Irlanda e d'Europa. Di Clonmacnoise, sepoltura reale per gli ultimi Alti Re di Tara, laboratorio di orafi che realizzavano splendidi oggetti aurei impreziositi da intricati spirali celtiche, nonché oggetto dell'irrefrenabile desiderio di saccheggio dei Vichinghi e anglo-normanni, rimane un grappolo di chiese e torri rotonde davanti a un panorama struggente, visitato anche da Giovanni Paolo II nel 1979. Del monastero più antico non è rimasto nulla, ma si sono salvate le rovine di una cattedrale e di sette chiese in pietra realizzate tra il X e il XII secolo. La più grande è la cattedrale, che risale al 909, ma ha un'inserzione gotica del XV secolo, la porta nord o parta Dean Odo.
Poco lontano, due torri rotonde dominano la più grande collezione di lastre tombali paleocristiane dell'Europa occidentale e tre grandi croci celtiche, copie degli originali esposti nel museo. La più imponente è la Cross of the Scriptures, alta 4 metri e realizzata intorno al X secolo da un solo blocco di pietra arenaria, con raffinate iscrizioni che raccontano la Crocifissione e il Giorno del Giudizio. Erano l'orgoglio del monastero questi monoliti affollati di suonatori e guerrieri vichinghi, ultime testimonianze di un cristianesimo di frontiera. Nella Nun's Church, oltre il cimitero, sarebbe raffigurata una sheila-nagig, dea celtica della fertilità utilizzata come protezione contro le forze del male.
GLENDALOUGH
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Glendalough |
Un posto di irresistibile bellezza, un insediamento monastico del VI secolo dove anche il nome Glendalough, dal gaelico Gleann Dà Locha, la "valle dei due laghi", evoca l'incanto di una stretta valle boscosa in cui si adagiano due placidi specchi d'acqua. Difficile resistere alla tentazione di non andarsene più, probabilmente anche con benefici per la salute visto che il fondatore, l'eremita San Kevin, sarebbe morto nel 617, alla rispettabile età di 120 anni. Molti discepoli lo seguirono e in poco tempo nacque una sorta di villaggio della fede di chiese e cappelle che diventò una calamita spirituale per oltre sei secoli, fino alla sua distruzione nel 1398. Attaccato, bruciato e saccheggiato ripetutamente dai Vichinghi, che avevano una base nella vicina Dublino, Glendalough riesce testardamente a sopravvivere e a prosperare fino al XII secolo nonostante un incendio devastante nel 1163, anno in cui l'abate Laurence O' Toole, primo santo irlandese, viene nominato arcivescovo di Dublino a testimonianza dell'influenza del monastero. E' l'ultimo guizzo di gloria prima di una progressiva decadenza e di un abbandono che durano fino al 1878 , quando iniziano i primi lavori di restauro. Gli edifici sopravvissuti, una cattedrale e alcune chiese in pietra, risalgono soprattutto all'VIII e al XII secolo, ma il più famoso è l'imponente torre rotonda costruita per proteggere le reliquie e i libri dagli immancabili Vichinghi. Oltre 30 metri ti altezza che svettano sopra un romantico mare di croci celtiche, che giocano tra gli alberi con il sole. Poco lontano, da un prato emerge un piccolo gioiello di pietra, la St. Kevin's Kitchen, struggente chiesetta che non ha nessun legame con ilsuo prosaico nome.
DYSERT O' DEA

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