domenica 31 marzo 2013

Zannone - Isole Ponziane

La piccola Zannone potrebbe sembrare la meno spettacolare fra le isole. Eppure anch'essa diventa una sorta di pietanza prelibata se i tre principali ingredienti, barca, mare e sole, vengono mescolati nel momento e nelle condizioni piu' opportune. Iniziamo dalla barca. E' meglio che sia un gozzo di pescatori, solido, sicuro dalle linee tradizionali, ma basso di bordo per apprezzare di piu' il secondo elemento della ricetta: il mare.
Mare che deve essere appena formato dai primi soffi di quel maestrale teso cosi' frequente in primavera e in estate nell'arcipelago pontino, con onde sufficientemente alte per vedersele piombare addosso ma che poi la barca agilmente supera di prua o cavalca di poppa.
Terzo elemento: il sole delle prime ore del pomeriggio, che riscalda i toni ocra e marrone delle pietre e ammorbidisce il verde della macchia mediterranea. E' in queste condizioni di mare e di sole che a nostro avviso si gode meglio della bellezza di Zannone, percorrendo il suo perimetro a bordo di una piccola barca guidata con perizia tra passaggi spumeggianti e mozzafiato tra gli scogli, esplorando con lo sguardo le pendici dell'isola alla ricerca di movimenti che annullino il mimetismo d'isolati mufloni intenti a brucare.
Dall'isolotto di Gavi all'estremo nord di Ponza, la rotta conduce diritta al Varo, l'unico posto idoneo allo sbarco su Zannone quando il mare e' ben calmo. Inizia qui e dai cuscini compatti di lentisco e fillirea la nostra lettura del paesaggio dell'isola. La macchia mediterranea, con rosmarino, erica, euforbia ci accompagna lungo le rocce vulcaniche erose dal versante sud-ovest fino alle Grottelle. Dopo lo Scoglio Monaco, un tufo smangiucchiato dal mare in cui e' difficile raccogliere quelle sembianze di un frate che qualcuno vi deve aver visto, e proseguendo verso Punta Levante, affiorano le preziosita' geologiche di Zannone. Rocce metamorfiche antichissime, forse risalenti a circa 300 milioni d'anni fa, completamente diverse, come storia e come origine, dalle altre, vulcaniche, presenti sull'isola e in tutto l'arcipelago.
Dalla Punta del Lauro a Capo Negro, si susseguono altri spunti d'interesse: la ricca vegetazione di lecci, allori, erica e ginestre efedroide, alti strati rocciosi di calcari e dolomie affioranti, Cala Marina e la piccola cala detta Ceca dei pesci, in cui in passato i pescatori facevano raggruppare banchi di pesce da catturare in una sorta di "mattanza" incruenta. Da Capo Negro, verso il Faro e oltre scopriamo altre rocce sedimentarie, calcari grigi d'anni con sopra arenarie, marne scure e altra vegetazione.
E' nel versante settentrionale di Zannone, infatti, che rimane la testimonianza piu' apprezzabile dell'antica vegetazione dell'arcipelago, altrove distrutta da secoli di tagli e, piu' recentemente, da incendi.
I lecci, alcuni vecchissimi, accompagnati da corbezzoli, olivastri e alaterni formano un intreccio folto e impenetrabile, un alto "forteto" - cosi' si definisce la macchia mediterranea piu' folta e rigogliosa - destinato, con la protezione assicurata dal Parco Nazionale del Circeo, a diventare forse una vera e propria foresta sempreverde. Il giro dell'isola, breve, si conclude tornando al Varo. Zannone non ha ridossi apprezzabili e chi naviga, se il tempo non e' piu' che bello, deve far base a Ponza, nel porto o in rada.
 

 

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