lunedì 11 aprile 2016

I mille volti di Napoli

Galleria Umberto I
Piazza del Plebiscito
Per quanti abbiamo in mente di visitare Napoli, mi preme sottolineare che il fulcro di ogni partenza è la Galleria Umberto I: la sua realizzazione, tra il 1887 e il 1990, fu dovuta al tentativo di bonificare un groviglio di vicoli malfamati tra via Toledo e il Teatro San Carlo, all'ingresso principale della Galleria. La Galleria è la porta di accesso su Via Toledo, dove si trova il seicentesco Palazzo Zevallos Stigliano, che ospita dipinti napoletani dal '600 ai primi del '900. Fa parte delle Gallerie d'Italia di proprietà della Banca Intesa Sanpaolo e custodisce l'ultima opera del Caravaggio, il Martirio di Sant'Orsola. Su via Toledo si immettono i vicoli dei Quartieri Spagnoli: da alcuni anni isola pedonale, Via Toledo è la via dello shopping, ma anche un passaggio obbligato per affacciarsi su una delle vedute più famose del mondo. Infatti è il modo migliore per sbucare su Piazza del Plebiscito e sentirsi spaesati ed estraniati dal quello spazio enorme (circa 25.000 quadrati), che conduce lo sguardo verso il mare. E' la piazza che racchiude la Chiesa di San Francesco di Paola e il Palazzo Reale. La chiesta è stata costruita da Ferdinando di Borbone a imitazione del Pantheon di Roma, quale ex voto per aver riconquistato il regno dai Francesi. 
Castel dell'Ovo
Il lungomare non è lontano: all'estremità di questo si erge, con la sua inconfondibile mole, Castel dell'Ovo. Il suo nome deriva forse da un'antica leggenda, secondo la quale il poeta Virgilio nascose nelle segrete dell'edificio un uovo che tenesse in piedi la fortezza. La sua rottura ne avrebbe provocato non solo il crollo, ma anche una serie di catastrofi per la città.
Chiostro Basilica Monastero di Santa Chiara
Ogni angolo a Napoli è in continua fermento. Arriva una musica diffusa, in ogni bottega della Via San Sebastiano ci sono artigiani e gente che suona. A due passi c'è Piazza Bellini, con scavi archeologici a vista e una rumorosa movida dal venerdì alla domenica sera. Percorsa tutta via San Sebastiano si giunge al crocevia dove sacro e profano si mescolano fino a confondersi. C'è la Basilica Monastero di Santa Chiara, con quattro chiostri, di cui uno, maiolicato, che racchiude un agrumeto dai profumi intensi. 
Chiesa del Gesù Nuovo
Pochi metri più in là ed ecco Piazza del Gesù Nuovo, sovrastata dall'omonima chiesa. La facciata scura è a bugnato (ricoperta da  piccole piramidi), ma su alcune delle bugne (solo quelle a diamante, un pò diverse) ci sono segni incisi nella parte inferiore. La leggenda vuole che il committente del palazzo si fosse servito di maestri pipernieri (scalpellini e scultori del piperno, pietra dura di origine vulcanica) a conoscenza di segreti esoterici capaci di caricare la pietra di energia positiva. I misteriosi graffiti, quindi, dovevano convogliare le forze positive del palazzo. Ma queste pietre non furono piazzate correttamente per cui l'effetto fu opposto: tutto il magnetismo positivo veniva convogliato verso l'esterno, attirando ogni genere di sciagure. Nel 2010 lo storico dell' Vincenzo De Pasquale e due musicologi ungheresi hanno identificato nei segni alcune note di uno spartito. Si tratta di un concerto per strumenti a plettro di quasi tre quarti d'ora, ora chiamato Enigma. A due passi da Piazza San Domenico Maggiore si trova uno dei gioielli più nascosti e preziosi di Napoli: la Cappella Sansevero.
Al centro della cappella riposa il Cristo velato, marmo settecentesco di Giuseppe Sanmartino che rappresenta Gesù morto, coperto da un sudario trasparente.
In quest'area si dipanano le strade che hanno reso famosa la città in centinaia di film. Spaccanapoli (che coincide in buona parte con il decumano inferiore di epoca romana), San Biagio dei Librai e via dei Tribunali danno vita a un quartiere dove le strade si intersecano creando spazi che si allargano all'improvviso, come in Piazza San Gaetano, con chiese monumentali, o si chiudono in vicoli dove soffermarsi sul culto delle anime dei trapassati (Chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco). In passato più che oggi i napoletani avevano instaurato un incessante dialogo con i morti. Le preghiere erano un viatico per salvare le anime e ottenere qualche grazia, con un atteggiamento più pagano che religioso.
Tappa obbligata, infine, è Via San Gregorio Armeno, la celeberrima strada dei presepi: quest'arte napoletana divenne famosa nel '700, ma nacque dall'uso di offrire alla dea Cerere, che qui aveva un tempio (dove oggi c'è la Chiesa di San Gregorio Armeno) piccole statue di terracotta come ex voto.
Da Piazza San Gaetano si accede ad un sottosuolo attraversato da una grande rete di cunicoli e gallerie. Nati in seguito all'estrazione di tufo per la costruzione della città, alcuni di questi passaggi sono stati poi adibiti ad acquedotto. I primi manufatti trovati qui risalgono a circa 5000 anni fà, ma lo sviluppo dell'area è avvenuto soprattutto in epoca romana. Fu solo agli inizi del XX secolo che i sotterranei furono utilizzati come rifugi antiaerei. Sembra che i cunicoli fossero utilizzati dalle nobildonne anche per ricevere i propri amanti.










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