sabato 7 febbraio 2015

Furore - Costiera Amalfitana

Il Territorio

Il significato principale che il territorio di Furore assumeva nel passato, era legato sostanzialmente alla forte pendenza del costone roccioso su cui erano arroccate le case che rendeva lento e faticoso il procedere dal livello del mare alla sommità, nell'entroterra, verso Agerola.
I percorsi, costituiti prevalentemente da scale e sentieri che s'inerpicavano in salita, permettevano una serie di scambi e relazioni tra gli uomini che, oggi, data la forte presenza delle strade carrabili, sono passati decisamente in secondo piano. Al movimento di salita,che si svolgeva a piedi, lento e misurato , trasversalmente rispetto al corpo allungato della penisola sorrentina, si è sostituito quello carrabile in senso longitudinale, di scorrimento veloce.
La statale che percorre la costiera e conduce verso Amalfi, permette una visione panoramica del paesaggio ma, inevitabilmente, finisce per gerarchizzare i luoghi, esaltandone alcuni ed escludendo, drammaticamente, altri dalla vista del visitatore.
Così Furore è stato spezzato in due: da un lato la sua marina (il Fiordo, cioè), percepibile come "orrido", straordinario fenomeno naturalistico isolato e, dall'altro, il paese, con le sue case disseminate lungo il costone, praticamente "invisibile" per chi viaggia lungo l'amalfitana.

La storia

Le prime notizie certe che si hanno dell'insediamento abitativo indicano Furore come un semplice casale della Regia città di Amalfi.  Il suo nome, verosimilmente, gli doveva derivare dal fiordo della sua Marina.
Furore emerge dal completo anonimato con la compilazione del catasto carolino del 1752 che restituisce l'immagine di una piccola comunità costiera sparsa sul territorio, priva di terreni coltivabili e scarsamente abitata.
Forse, per questo motivo che c'è chi sostiene che i primi abitanti di Furore fossero dei fuoriusciti di Amalfi, costretti a vivere in questo luogo così inospitale perché indesiderati e mandati in esilio. Sia quel che sia, l'insediamento di Furore, fin da quando se ne ha notizia,  è stato caratterizzato da un numero assai limitato di abitanti.
Furore è stato, per la sua particolare conformazione fisico-geografica, una roccaforte inattaccabile anche al tempo delle incursioni saracene. I suoi abitanti erano dediti alla pastorizia ed all'artigianato.
Il Fiordo ha rappresentato un porto naturale, nel quale si svolsero fiorenti traffici e si svilupparono le più antiche forme di attività industriali: cartiere, mulini alimentati dalle acque del ruscello Schiatro che scendeva dai Monti Lattari.
Alcune delle famiglie più importanti hanno dato il nome a luoghi e strade: Li Summonti. Le Porpore, Li Cuomi, Li Candidi. I summonti si trasferirono a Napoli verso il 1400. Ma lasciarono in Furore la loro impronta di uomini probi, costituendo una cospicua donazione di ducati con le cui entrate annue doveva maritarsi una "zitella povera e onesta" di Furore. I Furoresi erano, inoltre, tenuti a recare alla dimora napoletana dei Summonte, in segno di gratitudine e di rispetto "tre rotola di ragoste, bone vive et apte a riceversi".
Lo stemma dell'antica Terra Furoris Universitas è rappresentato da uno scudo raffigurante una colonna d'oro in campo azzurro. Lo storico Matteo Camera definisce i Furoresi cittadini "laboriosi e manierosi", dotati di "forte tempera". Numerosi sono, infatti, i centenari e fra questi si ricorda un certo Jorlandino Merolla che visse fino all'età di 125 anni. 

L'architettura

Furore, come molti paesi della Costa d'Amalfi, è caratterizzato da una zona abitata a monte e da un nucleo sulla costa, la marina di Furore o "Fiordo". Ma, al contrario degli altri, possiede una "forma" urbana caratterizzata dall'assenza, quasi totale, di slarghi e piazze.
Questa particolare condizione urbanistica è diretta conseguenza della struttura geomorfologica del territorio, enfatizzata dall'assetto della rete stradale più recente che, per adattarsi all'orografia, si sviluppa su tornanti sinuosi che sembrano ricordare "il tracciato di un sismografo".
L'architettura del paese non poteva non essere fortemente condizionata da questa generale situazione urbanistico-territoriale.
Una delle letture più interessanti di questo tipo di architettura è quella che Armando Schiavo effettua nel suo Monumenti della Costa d'Amalfi. In questo lavoro, infatti, la realtà architettonica della Costa è analizzata nella sua integrità storico-ambientale individuando, con chiarezza, il suo peculiare genius loci e facendo derivare da questo le particolari scelte costruttive, tipologiche e formali delle costruzioni architettonicamente più rilevanti.
Le chiese di Furore, ad esempio, sono considerate ed analizzate nella realtà e nei confronti della tradizione figurativa dell'intera area. Anche se non appartenente alla sfere dell'architettura, per così dire, "alta" della Costa, queste costruzioni presentano caratteristiche di rilievo se esaminate, per l'appunto, come elementi del sistema ambientale nel quale sono sorte.
Un discorso perfettamente simile può essere svolto per l'architettura "domestica". Le case di Furore, sul piano tipologico e formale, sono specifici prodotti della cultura contadina e delle tecniche esecutive delle maestranza locali. Presentano, però, nella loro essenziale riduzione stilistica, elementi tipici che riflettono una cultura costruttiva caratteristica dell'intero bacino campano dalla Costiera all'era dei Campi flegrei e delle isole.
Discorso diverso è da svolgersi per l'architettura del Fiordo che si connota come un episodio singolare fortemente caratterizzato dal punto di vista ambientale e costruttivo: mulini, cartiere, borgo dei pescatori, strutture produttive costituiscono, infatti, un sistema armonico recentemente rivalorizzato e recuperato ad un uso colto e di "memoria" storica del vissuto di questi luoghi.
I murales, infine, costituiscono un museo en plen air, una reinterpretazione artistica e poetica del muro a secco, elemento di fondamentale importanza in tutta la strutturazione paesaggistica della costiera che ha permesso, letteralmente, di strappare ad un territorio impervio ed inospitale uno spazio per l'agricoltura e per la vita.

La cultura

In estrema sintesi, si può dire che la cultura di Furore è caratterizzata, come del resto accade per quasi tutti i paesi della Costa d'Amalfi, dalla compresenza di forti grumi di significato - che provengono da un passato a volte anche molto lontano nel tempo, quasi ancestrale e che ancor oggi resistono nella loro omogeneità strutturale - e di stratificazioni molto più recenti ed innovative come il Cinema e l'Informatica.
Si verificano così, singolari coesistenze tra un insieme di intrecci narrativi (le storie) e di nomignoli (i contranommi) - intesi come invenzioni linguistiche e persistenza di significato di antichi caratteri popolari e mestieri particolari - da un lato e, dall'altro, le vicende personali e culturali di grandi protagonisti della moderna cinematografia come la Magnani, Fellini e Rossellini e le innovazioni linguistiche che l'informatica apporta alle tradizionali strutture di rappresentazione della memoria quali i musei.

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